Chioggia e vie tardo impero III - viaRomei

PELLEGRINI E MERCANTI A CHIOGGIA NELLA STORIA (III)

Una sottolineatura particolare merita il pellegrinaggio dei Bianchi che alla fine del 1300 raggiunsero Chioggia e volevano unirsi con i veneziani al grido di pace e misericordia. Il governo veneziano aveva bloccato il movimento a Chioggia “perché grazie a Dio, noi abbiamo già parechie indulgenze e devozioni”.  Ma il 18 novembre del 1399 uscì da S. Geremia (Venezia) una processione di Bianchi con molti signori e done, religiosi e secular. Arrivati in campo S. Zanipolo trovarono a sbarrare il passo il capo dei dieci con la guardia, che strappò dalle mani del nobile Soranzo la croce e disperse la processione con molti obbrobrii e villanie sì ai signori che alle donne. Il capo movimento, il futuro Beato Giovanni Dominici fu bandito dal ducato Veneto per cinque anni. Qualche tempo dopo il domenicano Giovanni Nider, l’autore del Formicarius (nel suo libro dimostra come si deve interrogare e punire le streghe) racconta di un suo viaggio dalla Germania a Roma, quando era giovane: si ferma nel convento domenicano clugiense dove incontra il priore, un homunculus con la pelle attaccata alle ossa per i continui digiuni.

Lo stato della Chiesa dal 1500 stabilì un servizio di viaggi da Venezia a Roma con relative tariffe; un altro da Bologna a Gerusalemme via Ferrara, Chioggia, Venezia, Zacinto,Nicosia, Gerusalemme; un altro ancora da Venezia, Chioggia, Ravenna, Rimini, Ancona, Sirolo, Loreto.

A fine medioevo e rinascimento vari santi provarono ad imbarcarsi a Chioggia per la terrasanta, per Roma e per Loreto.

San Ignazio de Lojola per la Terrasanta nel 1523. 

La prima cosa di cui aveva bisogno era che qualcuno lo accettasse sulla sua nave, dal momento che non aveva soldi per pagare il viaggio. Per poter riporre tutta la sua fiducia in Dio, non volle ricorrere all’ambasciatore dell’imperatore a Venezia, Alonso Sanchez. Ma un generoso spagnolo che lo ospitava in casa sua gli ottenne un’udienza di Pasqua, 5 aprile, con tutta l’ottava. 

Il 13 o il 14 aprile partì da Roma per Venezia, seguendo la strada che, passando per Orvieto, Spoleto e Macerata porta alla costa adriatica. Quindi risalì verso Pesaro, Rimini, Ravenna, fino a Comacchio e Chioggia, al sud della laguna veneta. Da lì doveva andare a Padova per procurarsi un certificato medico, necessario per poter entrare in Venezia. Vi si diresse con i suoi compagni di viaggio; ma non poté seguirli, «perché camminavano assai svelti, e rimase in un campo mentre scendeva la notte». Trovandosi solo, «gli apparve Cristo nel solito modo […] e lo confortò molto».

Fu un’apparizione simile a quelle avute a Manresa. Poi gli andò tutto bene. Mentre i compagni superavano la difficoltà del certificato falsificandolo, al pellegrino Ignazio nessuno chiese niente ed entrò in Venezia senza averlo. Le guardie salirono sul traghetto ed esaminarono tutti uno a uno e lui solo lo saltarono.

Il Cappuccino Fra Romano da Solighetto che nell’anno 1600 si trovava a Chioggia in qualità di cuoco racconta che essendo un anno santo il passaggio di chi andava e veniva era molto notevole. 

Soprattutto di affigliati.  In ogni ordine religioso, il Padre generale fa degli affigliati, a questo modo. Quando un individuo ha mostrato con prove certe, vale a dire con elemosine o protezioni, un certo amore all’ordine, il Padre generale gli spedisce un diploma nel quale lo dichiara partecipante di tutte le indulgenze, le buone opere, e le preghiere dell’ordine. Fra i frati mendicanti, l’affigliato ha fra le altre cose il diritto di essere alloggiato ne’ conventi dell’ordine, quando egli viaggia, salvo a pagare, a titolo di elemosina, la melopia (cibo) che riceve, il doppio almeno di quello che pagherebbe in una locanda un buon pasto ed un buono alloggio: a questo diritto è contrapposto l’obbligo d’alloggiare in sua casa tutti i frati dell’ordine che passano per il suo paese, e ricevere da essi per tutto pagamento un “sia per amor di Dio.”

Dalla vita di s. Francesco di Sales di P.G. Gallizia

1592 Partito da Loreto… “Appagata ch’ebbe la sua divozione passò ad Ancona per imbarcarsi in quel porto, e di portarsi a Venezia” … (Dopo la sosta a Cattolica) “Stava il piloto discorrendo di una cappella della Beata Vergine che scorgevavi in qualche distanza (ndr Madonna della Navicella), quando il nocchiere nel maneggiar le corde, fece per inavvertenza cadere in mare il cappello del Barone (ndr il giovane Francesco di Sales)”. 

Al suo accompagnatore maestro Deage “disse che uno scudo avrebbe ristorato il danno patito”. Il Maestro che maneggiava la borsa, Bene, rispose, Ma la vostra inavvertenza v’ha da costar cara, difendetevi ora dalla Tramontana che soffia. 

Prese Francesco il suo berettino di notte, sperando che in Chioggia, dove avevano a pranzare, sarebbe stato provvisto di cappello, sorridendo intanto alle burle, che contro di lui dicevano. 

Giunti a Chioggia il Deage ebbe cuore di lasciarlo senza cappello, onde fu costretto Francesco di passare in una pubblica piazza ripiena di popolo, che ascoltava un commediante col solo berettino in testa, soffrendo quella mortificazione senza dare un minimo segno di risentimento… Arrivato in Venezia vi si fermò alcuni giorni…ripassò in Padova ed indi per Verona, Mantova, Cremona, Milano, Pavia, Vercelli giunse in Turino e finalmente passando per la Moriana arrivò in Savoia…”. (3. fine)

Luciano Bellemo