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COSTUME & SOCIETA’

Quelli che hanno sempre da ridire anche sulle belle trovate

Esistono alcune categorie di persone che, qualunque cosa facciano o dicano, fosse anche la più arguta delle riflessioni, verranno sempre attaccate. Non da tutti, ovviamente, ma ci sarà una fetta di uditori che troverà qualcosa da ridire, oppure, qualora la dichiarazione fosse moralmente inattaccabile, troveranno un appiglio che faccia rima con denaro. Pagati per dire cose intelligenti. È quello che si pensa, ad esempio, delle influencer. Giovani ragazze e donne più o meno competenti in vari ambiti, dal fitness alla moda, dalla musica alla cucina, che propongono punti di vista personali allo scopo di influenzare le scelte di stile di chi decide di seguirle perché si fida del loro gusto. Definizione spiccia ma tanto basta per inquadrare una categoria che oggi va per la maggiore in fatto di tendenze sociali. Che piacciano o meno, le influencer sono una realtà in continua espansione. Nel senso che sono sempre di più, sempre più creative e decise a lasciare la loro impronta, eppure consapevoli che questo è un impiego a tempo determinato: domani ne arriva una più brava a proporsi e si finisce nel dimenticatoio, con inesorabile crollo del numero di followers. Accusate di fare un mestiere che tale non è, nonostante abbiano confezionato un corso di laurea che insegna come diventare influencer, vengono additate dai benpensanti che forse non tengono conto del fatto che esistono altre professioni di scopo ancora più aleatorio che oltretutto spennano chi si rivolge a loro in cerca di motivazioni. E non sono i cartomanti. Le influencer guadagnano bene perché spesso si trasformano in cartelloni pubblicitari viventi. Un tempo l’ispirazione per la mise ideale da cocktail si trovava sulle facciate dei palazzi in ristrutturazione o sulle pareti delle pensiline delle fermate del bus, oggi la si trova su Internet, sui profili delle influencer che talvolta fanno pure capolino tra le pagine dei siti di moda. Più immediate, più martellanti, almeno per chi ha Internet, come se fossero in tanti ad esserne sprovvisti. Le influencer sfruttano il loro potenziale esattamente come fa ogni altro lavoratore di qualsiasi ambito, o meglio come dovrebbe fare ogni lavoratore. E può capitare che si spingano più in là. Che approfittino di una passerella in vista per esporre un cartello chiedendo giustizia per un ragazzo ucciso barbaramente. Che decidano di condividere i propri difetti dimostrando di non essere più fortunate delle loro coetanee da quel punto di vista, e che è bene non fidarsi mai di ciò che si vede sui social, fotograficamente parlando, perché esistono filtri per correggere ogni tipo di imperfezione e correzioni di immagine capaci di allungare le gambe e snellire la vita facendole sembrare naturali. Il banco di prova è l’incontro con i fan vis-à-vis. Quindi tanto vale essere sincere e realistiche fin da subito, onde evitare di non essere riconosciute di persona. Eppure c’è chi s’inventa il marcio in ogni occasione. La giustizia per schieramento politico, le imperfezioni perché probabilmente ora la giovane si troverà a fare da testimonial per qualche azienda cosmeceutica specializzata in prodotti per la cura dell’acne. Una bella trovata deve avere per forza un riscontro economico consistente, ecco il pensiero di troppi, sicuri che con il denaro si possa convincere chiunque a fare qualsiasi cosa. Che tutti siano comprabili. Che tutti siano in vendita, anche nel pensiero. Magari sarà perché loro lo sono per primi. Ma nessuno li vuole comprare. 

Rosmeri Marcato