Mishnáh

Set 13, 2020
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COMPRENDERE LA BIBBIA – 16

Mishnáh, Toséftah, Talmúd

Le tradizioni orali poste in scritto dai maestri Tannaiti (I-II sec. d.C.) – praticamente i primi commenti alla Bibbia – diedero vita alla Mishnáh (= ripetizione, tradizione). Questo testo rabbinico è opera di Rabbi Jehudah Ha-Nazi (= il principe) detto anche Rabbenu Ha-Qadosh (= il nostro maestro, il santo). Visse dal 135 al 220 d.C. e fu il più stimato di tutti i rabbi. Il materiale della Mishnáh è suddiviso in sei sezioni, a loro volta suddivise in 63 trattati. La Mishnáh rivendica per sé l’attributo di “Legge orale”, cioè un carattere rivelato uguale a quello della Toráh (= la Legge) di Mosè (il nostro Pentateuco). Secondo l’insegnamento rabbinico la tradizione orale codificata nella Mishnáh e la Toráh non sono due leggi, ma una sola legge in due parti, e insieme costituiscono la rivelazione divina trasmessa da Dio a Mosè. Per giustificare questo nacque la leggenda che questa tradizione orale fu data da Dio a Mosè sul Sinai e da lui consegnata agli “uomini della grande assemblea”, con l’obbligo di trasmetterla solo oralmente, in modo che i pagani non ne venissero a conoscenza. Il trattato Avot (= I padri) della Mishnáh si apre infatti con queste parole: “Mosè ricevette la Toráh al Sinai e la trasmise a Giosuè, e Giosuè agli Anziani, e gli Anziani ai Profeti, e i Profeti la trasmisero agli Uomini della Grande Congregazione. Questi dicevano tre cose: siate cauti nel giudizio; educate molti discepoli; fate una siepe intorno alla Toráh” (1,1). Lo scopo della Mishnáh è proprio quello di creare “una siepe attorno alla Toráh”, cioè una serie di norme che impediscano di contravvenire alle disposizioni della Toráh. 

Toséftah

La Toséftah (= aggiunta, completamento) contiene tradizioni che non sono entrate nella raccolta di Jehudah Ha-Nazi. Ha le stesse sezioni e gli stessi trattati della Mishnáh ma è quattro volte più ampia, per il fatto che contiene insegnamenti di maestri Tannaiti non elencati nella Mishnah, chiamati Baraitót (= stranieri). E’ un’opera parallela alla Mishnáh, ma quest’ultima fu preferita alla Toséftah in base al seguente principio: “Anche se Rabbi (cioè Jehudah Ha-Nazi) differisce da tutti gli altri, la sua opinione fa comunque norma”.

Talmúd 

Dal III al VI secolo d.C. le sentenze dei maestri della Mishnáh, i Tannaím, vennero spiegate precisate e motivate con maggior chiarezza dai saggi delle scuole di Palestina e Babilonia, gli Amoraím. Questi commenti vennero raccolti e messi per scritto verso la fine del V sec. e successivamente aggiunti, come Ghemaráh (= completamento), alla Mishnáh.  A questi commenti vennero aggiunti midrashím di tipo storico, biblico, leggendario e folcloristico: nacque così il Talmúd (= insegnamento, lezione). I commenti alla Mishnáh formatisi nelle scuole rabbiniche di Cesarea e di Tiberiade diedero vita al Talmúd di Gerusalemme (Jerushálmi), che però commenta solo le prime due sezioni della Mishnáh. Questi commenti sono scritti in ebraico e aramaico occidentale. E’ possibile che la difficile situazione politica della Palestina abbia impedito di portare a termine l’opera. Invece i commenti formatisi nelle scuole rabbiniche di Babilonia dettero vita al Talmúd di Babilonia (Bávli): quest’opera segue parola per parola la Mishnáh con continue aggiunte dei maestri Amoraím e con tradizioni provenienti dalla Toséftah. Questi commenti sono scritti in ebraico e aramaico orientale. Il Talmúd Bávli (nella foto) per gli ebrei ortodossi dei nostri giorni costituisce il testo fondamentale della loro teologia e morale.                                                                 

 (16.segue) 

Gastone Boscolo