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di Vincenzo Tosello

Oggi e domani – domenica 20 e lunedì 21 settembre – siamo chiamati alle urne: un impegno da non sottovalutare per il futuro della nostra Regione e del Paese. Il Referendum, innanzitutto, ci pone la questione della riduzione del numero di parlamentari, sia della Camera che del Senato, di circa un terzo. Come sempre, non mancano i sostenitori del “sì” e quelli del “no”: attenzione però che questa volta non è necessario il “quorum”, cioè la prevalenza dell’una o dell’altra risposta resterà valida a prescindere dal numero dei votanti. Occorre dunque chiedersi seriamente – e rispondere di conseguenza – se la riduzione, vantata come grande innovazione e del resto perseguita da anni, rechi davvero un vantaggio alla gestione democratica della cosa pubblica o se invece, al di là del ben esiguo “risparmio” sulle spese e dell’istintivo “odio per la casta”, provochi un ulteriore distacco tra eletti ed elettori (sia per la rarefazione dei rapporti sul territorio, sia per il più determinante ruolo dei partiti nelle candidature). Dall’idea che ci facciamo riflettendo, più che dalle scelte di bandiera – spesso invece fin troppo invadenti e prevaricanti nei Referendum – conseguirà il nostro voto, senza rassegnarci all’opinione che i giochi siano già fatti. Discorso simile, eppur diverso, vale per il voto delle elezioni regionali. Simile nel senso che non può prevalere l’idea che non valga la pena andare a votare in quanto il vincitore sarebbe già abbondantemente designato, e non solo dai sondaggi. Il voto va ritenuto sempre un diritto-dovere che un cittadino esercita per sostenere e proporre programmi e persone di cui condivide l’ispirazione e l’impostazione. Dunque, c’è ampio spazio di scelta sia tra i candidati-presidenti, sia tra i candidati-consiglieri. Discorso diverso rispetto al Referendum, oltre che per la natura specifica del voto (scelta di partiti e persone anziché risposta a un quesito), perché si tratta di scelte prettamente locali, cioè a carattere regionale (coalizioni e liste presidenziali) e provinciale (preferenze per i consiglieri delle liste di provincia). A questo proposito è opportuno ricordare le varie possibilità di voto (ben cinque modi diversi, tutti validi): solo per il candidato-presidente tracciando un segno sul nome o sul suo contrassegno (e varrà anche per la coalizione); per il candidato-presidente e per una delle liste a lui collegate, con o senza preferenza; solo per una lista (e varrà anche per il candidato-presidente a cui essa è collegata); per un candidato-presidente e anche per una lista a lui non collegata con o senza preferenze (è il famoso “voto disgiunto” che dà la possibilità di scegliere il candidato-presidente senza rinunciare a idee politiche differenti); apporre solo una preferenza e in tal modo il voto va, oltre al candidato-consigliere prescelto, anche alla sua lista e al candidato-presidente a cui è collegata. Da ricordare poi che si possono esprimere 1 o 2 preferenze (ma nel caso di 2 occorre siano un uomo e una donna, altrimenti la seconda non viene considerata). Bene, informiamoci il meglio possibile e traduciamo il pensiero in voto per il bene della Regione e del Paese.

 V.  T.