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L’unica favola per bambini scritta da Bufalino. Una storia magica sulla noia, la morte. E quindi, la vita. L’apprezzato scrittore siciliano, don Dino per gli amici, in questa favola sembra “giocare” con la morte – «il più cocciuto dei fatti» – come per esorcizzarla. Ad animare questo viaggio nella fantasia è una domanda che suona più o meno così: cosa c’è peggio della morte? E la risposta: il «non morire». Restare sospesi in uno stato di immobilismo, condannati all’immortalità, «da un signore invisibile che ci ha voluto eterni, per non essere solo nella sua sterile eternità», che nega «fame e sete» questo è il male più grave della morte. Nel castello senza tempo, infatti, abitano «i più antichi uomini scampati al diluvio», «creati quando ancora non c’era il tempo», che «non invecchiano mai, non si corrompono mai», non conoscono «riso né lacrime», il loro «stato è di pigro appagamento, di monotona inappetenza», prigionieri dunque del tempo che lì non fa il suo dovere. «Ora può dirsi, questo, felicità? Sapessi cosa non daremmo per una spina di passione, un amore, un odio, uno strazio, una malattia!». Chi può salvare allora queste anime «condannate» a una inquieta immortalità? E come? Un bambino, di nome Dino, “armato” di tre qualità: giovinezza, coraggio e innocenza, e con tre parole magiche: «Cugnu, Cutugnu, Bacalanzìcula » (il cuneo, il melo cotogno e l’altalena, tanto per tradurre dal siciliano di Bufalino). Il lettore si addentra con Dino nel bosco e vive la notte nel castello senza tempo prima di liberare quelle anime (e pure noi) al suono del «drin drin fragoroso d’una sveglia» che al mattino fa ripartire… il tempo. Con buona pace del “carceriere” del tempo. Un tempo tutto da vivere. Fra una notte e l’altra. Fra fiaba e realtà.

d. Massimo Ballarin

Gesualdo Bufalino, Favola del castello senza tempo, illustrazioni di Lucia Scuderi, ed Bompiani, Firenze ottobre 2020, pp. 61, € 12,00.