Editoriale

Siamo a quasi due anni (manca giusto un mese e mezzo) dall’assurda e prepotente invasione della Confederazione russa in Ucraina e a tre mesi esatti dalla violenta e feroce carneficina perpetrata da Hamas nei kibbutz israeliani innescando intenzionalmente la reazione dello stato ebraico con la lunga serie di distruzioni e di morte. Per lo meno sbalorditiva l’interpretazione del ministro degli esteri russo Lavrov che, alla ricerca di chissà quale approvazione, equipara mefistofelicamente l’“operazione militare speciale” di Putin alla guerra dichiarata da Netanjahu come interventi di “smilitarizzazione” e di “denazificazione”. La guerra è guerra, la distruzione è distruzione, la violenza è violenza, l’invasione è invasione; l’uccisione programmata e deliberata (o da … effetto secondario) di migliaia o di centinaia di miglia di persone militari o civili, è sempre crimine diabolico!

Ma tentiamo di parlare di pace – nonostante non ci sia il clima. Ce ne offre l’occasione ancora una volta il papa, che, contestualmente ai ripetuti appelli perché tacciano le armi, ha dedicato il messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2024 a un tema apparentemente a sé stante: “Intelligenza artificiale e pace”. Quanto non sia a sé stante, ma congruo all’ampia tematica della pace, ce lo dimostrano già l’uso delle armi e degli strumenti più sofisticati nelle due guerre citate, con un preludio significativo di ricorso al cyberspazio e alla stessa IA, per quanto ancora in embrione. Solo qualche cenno perché la tematica e la 57ª Giornata non passino sotto silenzio.

Papa Francesco non può essere un esperto di IA, ma sicuramente è bene informato e soprattutto è “esperto in umanità”, che è l’ottica con cui ci invita a guardare all’inquietante fenomeno presente e futuro. In realtà, il papa parte saggiamente dal principio che ogni conquista scientifica e tecnologica è in sé buona in quanto opera dell’intelligenza che Dio ha donato all’uomo. Il progresso, però, per essere autentico deve rispettare sempre la “dignità di ogni persona” e la “fraternità” della famiglia mana, e perseguire obiettivi di giustizia, di solidarietà e, appunto, di pace: rispettare e promuovere valori fondamentali quali “l’inclusione, la trasparenza, l’equità, la riservatezza e l’affidabilità”. Diversamente – come già avviene nel vasto mondo digitale – l’IA, foriera di grandi promesse come di grandi rischi, si ritorcerà contro l’umanità. Le nuove macchine basate sull’apprendimento automatico, che però saranno sempre determinate da esseri umani, depositari di valori e di disvalori, ci possono “allucinare” con lo splendore della falsità creando “discriminazione, interferenze nei processi elettorali”, come pure “controllo delle persone, esclusione digitale”, un crescente individualismo che alimentano conflitti e ostacolano la pace, facendo dimenticare ai pochi privilegiati che ne detengono le leve il “senso del limite”, sempre necessario all’uomo perché nessuno s’illuda di potere tutto. Occorrono vera responsabilità e orientamento etico nel manovrare questi mezzi perché gli algoritmi non determinino in modo “disumano” il modo di intendere i “diritti umani”, trascurando la “compassione”, la “misericordia”, il “perdono”, la possibilità per ciascuno di cambiare in meglio. Ciò si sta ripercuotendo e si ripercuoterà anche sui “sistemi d’arma autonomi letali” che richiedono invece una “supervisione umana adeguata” (in attesa dell’utopistica eliminazione di tutte le armi…). Perché il cuore stesso dell’uomo non diventi “artificiale” è indispensabile un’educazione all’uso delle forme di intelligenza artificiale, promuovendo il pensiero critico, ed altrettanto urgente è una regolamentazione condivisa che tuteli “i diritti umani fondamentali”. Le “sfide per l’educazione” e le “sfide per lo sviluppo del diritto internazionale” sono infatti i due ultimi paragrafi del messaggio del papa che portano l’attenzione sulle dimensioni etica e giuridica, sociale e politica di un fenomeno che potrebbe apparire solo scientifico e tecnico. 

Vincenzo Tosello