san domenico

CHIESA SAN DOMENICO – CHIOGGIA

Entrando nella Chiesa di S. Domenico di Chioggia a destra dopo la cappella con la raccolta delle tolele, troviamo nel primo altare con una scultura lignea di S. Antonio un quadro con santi firmato da Andrea Vicentino (1542-1618).

L’opera ci viene descritta per la prima volta dallo storico domenicano Serafino Razzi nel Diario alla data Chioggia 4 ottobre 1572 come una delle due tavole che formavano la cappella della sepoltura del vescovo di Chioggia monsignore Nacchianti. In questa prima si trova il ritratto del vescovo stesso e un S. Ieronimo col cappello rosso; in quella del Tintoretto il Vescovo di Chioggia si trova fra S. Tommaso, S. Pietro Martire e tre sante.  A lato, il Vicentino dipinge la figura di Sant’Agostino in vesti episcopali e con in mano i suoi libri.

Con l’aiuto dello storico clodiense mons. Pietro Mozzato possiamo affermare per chiarificare: Al concilio di Trento “il Nacchianti, il 26 febbraio [1546] sostenne che si sarebbe dovuto prescindere affatto dalla tradizione, poiché – diceva, appellandosi a Sant’Agostino – “nemo ignorat contineri in sacris Libris omnia ea quae ad salutem pertinent”. Tutti gli s’opposero e la sua opinione fu confutata dal cardinale Del Monte, il quale respinse pure il dubbio, avanzato dal Nacchianti, sul decreto del concilio fiorentino, concernente l’elenco dei libri sacri: il vescovo in precedenza, nel suo intervento, aveva tra l’altro sostenuto che l’elenco era stato redatto dai giacobiti e inserito poi nel Concilio. Il vescovo alla fine s’arrese e manifestò la sua sottomissione con un’espressione nuova e tutta personale: “Oboediam”. Accettava la Tradizione accanto alla Scrittura, ma non intendeva che fosse dato lo stesso valore alle due fonti della rivelazione; per lui la Scrittura era impareggiabile”. Questo renderebbe ovvia l’inclusione di S. Agostino accanto al nostro vescovo Nacchianti.

Quanto alla presenza di S. Gerolamo ricordiamo una sua verità fondamentale: “Quando preghi tu parli allo sposo. Quando leggi la Scrittura è Lui che ti parla”. 

Lo stesso è riaffermato oggi dalla lettera apostolica del 30 settembre nel XVI centenario della morte di S. Girolamo da papa Francesco: “Un affetto per la Sacra Scrittura, un amore vivo e soave per la Parola di Dio scritta è l’eredità che San Girolamo ha lasciato alla Chiesa attraverso la sua vita e le sue opere. Le espressioni tratte dalla memoria liturgica del Santo ci offrono una chiave di lettura indispensabile per conoscere, nel XVI centenario dalla morte, la sua imponente figura nella storia della Chiesa e il suo grande amore per Cristo.  (Scripturae sacrae affectus).”

Luciano Bellemo