mappa di al Idrisi

Chioggia

Abbiamo due nomi, presumibilmente dei toponimi, da analizzare e possibilmente da mettere in relazione tra loro: Fanerua e Fanadandio.

Vediamo il primo. Fanerua è una notazione che si trova sulla Tabula Rogeriana commissionata nel 1138 da Ruggero II re normanno di Sicilia al celebre cartografo arabo Al Idrisi e da questi completata nel 1154. Al Idrisi impiegò 16 anni per completare l’opera, il che conferma la leggendaria scrupolosità di questo cartografo…

La Sicilia, a quel tempo, pur essendo stata conquistata e poi governata da questi Vikinghi imparentati con gli scopritori dell’America, con i conquistatori dell’Inghilterra e con i fondatori del regno di Kiev (i “rus”), aveva un substrato arabo e ancor più greco-bizantino. Niente di più probabile che Al Idrisi (arabo di Ceuta ma siciliano di adozione in una Sicilia con cultura greca – egli è infatti il continuatore del cartografo Tolomeo) con “fanerua” avesse voluto indicare una località, a sinistra risalendo l’Alto Adriatico, che si presentava “apertamente” (φανεροΰ) e “ben visibile” (φανερά), oppure, tralasciando la lectio in greco classico e adottando quella in greco-bizantino, più vicina al mondo di Al Idrisi, che era dotata di uno o più “fanali” (φαναριον). In ogni caso si trattava di una località ben nota e segnalata.

Che “Phanarion” indichi una località è molto probabile, anche perché questo è un toponimo abbastanza diffuso nel mondo bizantino.

E ora passiamo a Fanadandio

Che Fabio Mutinelli, direttore dell’Archivio di Stato di Venezia nel 1852, affermi che “reputasi che anticamente si chiamasse così Chioggia”, questa è una conclusione cui perviene leggendo le fonti letterarie in suo possesso. 

Partiamo a ritroso: l’Abate di S. Giustina prende la notizia di “Fanadandio” da un’opera di Giovanni Battista Galliccioli del 1795, che a sua volta cita “Un anonimo Cronista, che arriva al 1455…”.

Il passo del Galliccioli suscita qualche perplessità a proposito di “Chiozza”, che, sul medesimo elenco di luoghi, trascritto a sua volta da quanto riportato dall’Anonimo, è citata ben due volte: una come “Fanadandio, poi Chiozza” e poco sotto come “Chiozza”. Ne prendiamo atto e passiamo oltre.

Pietro de’ Natali: è l’autore del poemetto sulla pace di Venezia del 1177. Belli i versi di sapore dantesco!

 Se Pietro era veramente un cultore di Dante, allora la sua deve essere una descrizione quasi fotografica del porto di Chioggia, al di là della melodia poetica.

I “Fari” sono citati al plurale, però il porto è definito “angusto”…e, soprattutto, non si parla di “Fanadandio”!

Si potrebbe concludere: Negli anni fra il 1138 e il 1177 (ma Pietro de’ Natali scrive attorno al 1350 e l’Anonimo è di 100 anni dopo) nella zona di Chioggia ci deve essere stato un porto ben segnalato, anche con torri che di notte mandavano una luce alle navi. Che la località fosse indicata alla greca come “Fanerua” sui portolani è probabile, così come è probabile che localmente fra marinai fosse chiamata “Fanadandio”.

Tuttavia, poiché allo stato attuale delle conoscenze non si ha traccia di una generalizzazione dell’estensione di tale toponomastica all’intera città, vi è motivo però per credere che con essa si volesse intendere nel gergo popolare esclusivamente specifiche e limitate, anche se fondamentali, strutture portuali.

 Luciano Bellemo