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Racconti di guerra

Lo sfacelo della 76ª divisione corazzata tedesca

Negli ultimi due giorni prima della liberazione di Cavarzere, nella notte tra il 26 e il 27 aprile del 1945, la 76esima divisione corazzata tedesca, in rotta dal ponte del Po, e inseguita dai fanti del “Cremona”, che avevano oltrepassato l’Adigetto (aiutati anche dai partigiani locali), venne smantellata dalle incursioni aeree lungo la statale 516: tra località Passetto e il centro storico di Cavarzere. Anche le poche forze tedesche sfuggite ai bombardamenti aerei e che non avevano potuto raggiungere la riva sinistra dell’Adige di S. Giuseppe, furono gradatamente annientate: con sanguinosi corpo a corpo, dalle forze liberatrici, sulla destra dell’Adige, dove rimasero “imbottigliate” a causa della distruzione del ponte pedonale. Chi scrive, allora un ragazzino di circa 11 anni, che abitava a Ca’ Labia (come tutti i suoi coetanei incuriositi dal passaggio della colonna di truppe) la mattina del 26 aprile 1945 accorse nella vicina Ca’ Beadin; dove ebbe modo di assistere al preludio della fine dell’occupazione. Erano circa le 10 del mattino quando un aereo di ricognizione apparve nel cielo, sopra la testa dei soldati in ritirata, mentre qualche soldato tedesco sparava in aria con l’intenzione di colpirlo. Quando ritornai a casa, il pomeriggio stesso, io e la mia famiglia fuggimmo tutti fuori al tremare dell’edificio, a fianco del quale, a un centinaio di metri, assistemmo al roteare degli aerei che si susseguivano nel bombardamento di Ca’ Beadin e di tutta la truppa in ritirata, tra Passetto e il centro storico. Un vero macello umano, indescrivibile, di uomini e carriaggi, carrarmati e autoblindati: incendiati o distrutti, arsero fino all’esaurimento del carburante nei serbatoi. È ciò che dovemmo constatare poi, sempre noi ragazzi di Ca’ Labia, e tutte le persone che nel giorno seguente la disfatta, quando ritornammo a Ca’ Beadin: una strada piena di relitti, di morti e resti umani, fin sopra gli alberi, nel canale Tartaro e nel giardino dell’ex villa Labia dei Converso. Ovunque c’era sangue sparso di uomini e di animali insieme, molti dei quali vennero poi sepolti in una fossa comune, nel frutteto antistante la residenza dei Conselvan. Sui corpi venne sparsa nafta e benzina e venne acceso un fuoco prima della copertura; altri invece vennero trasportati via con carri agricoli, o sepolti lungo la strada. Di tutto quello che rimase quasi intatto, di scorte alimentari e di tendaggi, venne poi fatta incetta e accaparramento da parte della popolazione: affamata e affatto imperturbabile e imperterrita di fronte a una tale oscena vista disumana di morte e sangue (che a pestarlo inzaccherava le calzature…tanto era denso). Fu tutto anche un accorrere in seguito di gente a spogliare gli automezzi di quello che era rimasto; pezzi di un po’ di tutto, coperture di sedili, tendaggi, ruote e altro ancora. Ho visto gente, addirittura, spogliare qualche morto e impossessarsi dei suoi ultimi averi… fare incetta di scorte alimentari, finite rovesciate nel canale Tartaro, con morti e feriti, tra cui intere riserve di carne, forme di formaggi invecchiati e tanto altro. Ciò che si salvò miracolosamente, quasi intatta, fu la chiesetta dell’Assunta e la sua preziosa scultura d’arte rappresentante la Madonna Assunta, con due angeli ai lati, opera dei Bonazza o del Marinali. Così anche la villa Converso; che era stata trasformata in ospedale da campo tedesco, con tutto il materiale sanitario occorrente, è stata oggetto di incetta… 

Ancora dopo una quindicina di giorni, in seguito a un fetore, una puzza forte, irrespirabile, avvertito fino a Ca’ Labia, si scoprirono altri cadaveri: sepolti sotto la cabina di proiezione della sala cinematografica dei Conselvan, i quali vennero a loro volta fatti oggetto di depredazione da parte di alcune persone che si impossessarono dei portafogli e del denaro cartaceo italiano, ormai inzuppato di liquido animale dovuto al disfacimento cadaverico… infine, oso dirlo: nonostante lo sdegno umano che provai, a togliere ai morti gli scarponi che indossavano, la piastrina metallica di riconoscimento militare con la matricola e… tagliare qualche dito per levare loro la fede matrimoniale… mi fermo qui… con la conclusione che questi ultimi fatti o misfatti non hanno rappresentato che alcuni aspetti degenerativi della miseria nera, e della povertà intellettuale di un tempo che spero sia scomparso. 

Rolando Ferrarese