cervo

Martino aveva undici anni e abitava in una vallata di montagna vicino ad un villaggio con tante casette di legno dipinte di rosso e con le finestre bianche ornate di fiori. Accanto al villaggio c’era un grande parco dove animali di tutte le specie pascolavano liberi. Ogni giorno Martino, ritornando da scuola, passava vicino al parco e gli animali lo salutavano, i cavalli nitrivano e sventolavano la criniera, le oche e le anatre stiravano il collo e starnazzavano, i caprioli facevano una corsetta e si avvicinavano a Martino per fargli festa mentre un toro, che stava in disparte, alzava il muso e faceva un grugnito. Insomma tutti gli animali erano amici di Martino e lui ogni tanto portava a loro qualcosa da mangiare. Nel parco c’era anche un cervo con bellissime corna che si dava molte arie perché credeva di essere il più bello di tutti gli animali del mondo.  Mostrava le sue corna come fossero una scultura di un artista e quando passava qualcuno si metteva in posa per mostrare la sua eleganza. 

Era arrivato l’inverno e la neve aveva imbiancato la vallata e le cime delle montagne oltre ai boschi brillavano al sole. Un giorno, appena iniziate le vacanze di Natale, Martino si ammalò, allora i suoi amici animali, non vedendolo passare, andarono tutti insieme attorno alla sua casa. Martino li vide dalla finestra e provò una gioia tanto grande che lo fece guarire subito, così riprese a stare ogni giorno un po’ con i suoi amici animali. Da un paio di giorni, però, si accorse che mancava il cervo, allora con il suo cane lupo Raspy, che era il più intelligente e forte di tutti i lupi, decise di andare a cercarlo nel bosco sopra il monte. Partirono una mattina di buonora, cammina, cammina, affondando i piedi nella neve, finché incontrarono due uomini che andavano a caccia col fucile. Martino chiese agli uomini se avevano visto un cervo. – Magari! – Dissero quelli – se avessimo visto un cervo lo avremmo già fatto arrosto sul fuoco –. Raspy fece uno scatto e quasi azzannò la mano del cacciatore. L’altro prese un bastone e stava per colpire il lupo ma non fece in tempo perché Martino, lesto, lesto, aveva fatto una grossa palla con una pigna ricoperta di neve e con un lancio perfetto colpi l’uomo sulla crapa, questi cadde a terra tramortito. Ben presto la battaglia finì, i cacciatori se ne andarono ammaccati e arrabbiati. 

Martino e Raspy ripresero a cercare il loro amico cervo. Cammina, cammina tra i cespugli e i pini del bosco con i rami piegati dal peso della neve, incontrarono una vecchierella infagottata che andava in cerca di bacche e stelle alpine. Neanche lei aveva visto un cervo, ma disse che poco prima gli pareva di aver udito un rumore come di legni che si spezzano. Martino e Raspy si diressero in quella direzione e finalmente trovarono il cervo disteso a terra in un miscuglio di arbusti e neve. Si avvicinarono di corsa e quando il cervo li vide tremò dalla gioia. Non era ferito ma aveva le lunghe corna impigliate su un cespuglio di rovi e non riusciva a liberarsi. Martino spezzò dei rami e liberò il cervo. Erano felici, Raspy abbaiava e correva intorno festoso, mentre Martino accarezzava il suo amico che ricambiava leccandogli una mano, poi Martino salì in groppa al cervo afferrando con forza le corna e correndo tra gli alberi e nei campi sollevando grandi sbuffi di neve, mentre Raspy li seguiva saltando come un capriolo.  Arrivarono al parco allegri e contenti. 

Da quel giorno il cervo non pensava più di essere il più attraente di tutti gli animali perché aveva capito che a causa delle sue bellissime corna poteva trovarsi in grande pericolo, mentre era più importante l’amicizia e il coraggio dei suoi amici Martino e Raspy che erano andati a salvarlo. 

Achille Grandis  

(Gruppo Poeti Città di Chioggia)