ECONOMIA

Alla fine costerà allo Stato qualcosa come 110 miliardi di euro – una cifra mostruosa, oltre la metà del decantato Pnrr – per riqualificare energeticamente lo zero virgola degli edifici italiani.

Sia benedetta la decisione di porre fine allo scellerato “bonus 110%” che infiniti lutti addusse alle casse pubbliche dello Stato, quindi alle nostre tasche! La misura che il precedente ministro dell’Economia, Daniele Franco, battezzò come “truffa tra le più grandi della storia repubblicana”, è stata cassata dal suo successore Giancarlo Giorgetti, che l’ha seppellita con un “scellerata”.
Tanta animosità ha una semplice motivazione: alla fine costerà allo Stato qualcosa come 110 miliardi di euro – una cifra mostruosa, oltre la metà del decantato Pnrr – per riqualificare energeticamente lo zero virgola degli edifici italiani. Tra l’altro quasi tutti al Nord e spesso villette e seconde case di persone abbienti, le più sveglie e attrezzate per approfittarne.
In soldoni, e sempre citando il suddetto ministro, ogni italiano ha tirato fuori di tasca sua qualcosa come 2mila euro, a favore dei pochi che ne hanno goduto i benefici rifacendosi praticamente la casa (tetto, infissi, coibentazione…) a spese altrui. È vero: la misura ha trainato il settore edilizio. Ma è anche vero che, tra l’altro, lo ha ingolfato producendo ulteriori danni rispetto a quelli economici.
I prezzi sono lievitati (tanto, pagava qualcun altro); certi materiali sono diventati introvabili e sempre più costosi; tutti si sono fiondati sulla torta più ricca: chi doveva eseguire una “normale” costruzione o ristrutturazione, si è trovato ad affrontare difficoltà notevoli. Sul lato occupazionale, poi, lasciamo perdere: da molti anni l’edilizia non è certo il settore che attira di più i giovani italiani, e così il lavoro lo hanno trovato molti stranieri, comunitari o meno. Per carità: la torta grondava talmente zucchero che ci si sono fiondati tutti, dagli architetti agli artigiani vari, dai fabbricanti di serramenti ai noleggiatori di macchinari e gru.
Era tempo (da tempo) di dire basta, di tracciare una linea. Speriamo non si proroghi o si tentenni ancora. Speriamo soprattutto che non si adottino più misure di spesa pubblica così scellerate: se spendi 100, te ne restituiamo 110, in sintesi. Un bambino capirebbe che irresponsabilità, mancato controllo dei costi e truffe sarebbero piovute pure in Svezia. Figuriamoci in Italia… E speriamo ci ricordi che si deve aiutare chi è povero o in difficoltà, non chi si è risistemato la villa al mare con i soldi della collettività. Soldi che, quando c’è da rimpinguare l’esiguo stanziamento a favore di disabili e non autosufficienti, non ci sono mai: le priorità sono altre, tipo le tinteggiature e i cappotti isolanti…

Nicola Salvagnin